Drabbles

Monty Python

I Drabbles sono racconti di cento parole esatte. Il concetto sembra origini dal fandom di SF inglese. Il formato di 100 parole fu definito dalla Birmingham University SF Society. La parola fu presa dal libro dei Monty Python del 1971 Big Red Book. Nel libro “Drabble” era il titolo di un gioco di parole in cui il primo scrittore a scrivere un racconto era il vincitore. Per trasferire questo gioco nella realtà ci si accordò sul numero di 100 parole.


Tra gli scrittori di fantascienza che hanno usato questa forma letteraria ricordiamo Brian Aldiss, Gene Wolfe, Lois McMaster Bujoldlla, Jake Bible (il cui romanzo Dead Mech è interamente scritto in formato drabble).

In questo articolo abbiamo pensato di presentare, a titolo di esempio, tre drabbles scritti da Danilo Marzorati. Se il lettore vuole cimentarsi in questo tipo di formato letterario può mandare i propri drabbles all’indirizzo avoilaparola@unambiguautopia.it. I migliori verranno pubblicati sul prossimo numero della rivista Un’ambigua utopia.

Ricordate le regole: 100 parole, non una di più non una di meno (escluso il titolo). Con parola si intende ogni stringa di caratteri compresa tra due spazi. Ad esempio una chiesa sono due parole, l’osteria una sola parola, www.unambiguautopia.it una sola parola.
Sta a voi accettare la sfida!!

Ecco ora i tre drabbles:

L’ultima speranza.

Immagine freepick.com

Il razzo era atterrato. L’astronauta uscì, scese la scaletta e giunse al suolo. Era l’ultima speranza dell’umanità ormai allo stremo e lui l’ultimo astronauta mandato alla ricerca di un pianeta in cui trasferirsi. Si guardò attorno, sembrava abitabile. Gravità leggermente inferiore alla Terra, aria apparentemente respirabile. Si tenne comunque il casco. Si abbassò, raccolse un sasso, lo guardò: luccicava. Lo mise in tasca. «Un ricordo» pensò. Fece ancora due passi, l’ombra lo sovrastò e la mano del gigante lo afferrò, lo alzò da terra e guardò il casco: luccicava. Lo mise nella sua enorme tasca. «Un ricordo» pensò il gigante.

Il piccolo wobble

Il piccolo wobble aveva pazienza. Non aveva bisogno di ordire trame complicate. Gli bastava garantirsi che l’unica leva che muoveva l’essere umano fosse il profitto. E così, come previsto, l’umanità si estinse. La missione era compiuta ed il piccolo wobble chiamò i suoi compagni. Giunsero e misero mano alla devastazione. Pulirono mari, fiumi, laghi. L’aria ritornò respirabile e la terra divenne un paradiso.
Giorgio si svegliò. «Che splendido sogno! Ci vorrebbe proprio un piccolo wobble.» Si alzò andò in bagno, tirò lo sciacquone. Il piccolo wobble, che lì si era nascosto per svolgere la sua missione fu travolto e annegò.

Cappuccetto rosso

Il lupo, acquattato dietro ad un cespuglio aspettava Cappuccetto rosso. Era affamato, dimagrito. In quel rigido inverno il cibo scarseggiava. Del suo branco, di cinque individui, era rimasto l’unico e si sentiva solo e spaesato. La ragazzina passò saltellando e giunse alla casa della nonna, lasciando il cesto della merenda sui gradini esterni. Il lupo si avventò, rovesciò il cestino e divorò la carne ed i panini. Gli occhi si arrossarono, la lingua si gonfiò ed infine cadde morto. Cappuccetto rosso uscì dalla casa gridando: «Nonna ho preso anche il quinto!», mentre faceva un selfie per i suoi followers entusiasti.

di Danilo Marzorati